STORIA DI UN UOMO INUTILE di M. Gor'kij: parziale delusione



Il protagonista di Storia di un uomo inutile è Evsej Klimkov, un giovane borderline che nella Russia del primo Novecento ancora zarista vive l'abbruttimento e la miseria della società del tempo, assiste a scene di degrado umano e civile e intanto rotola come una pietra solitaria verso una maturità che minaccia soltanto nubi all'orizzonte. Un riscatto personale potrebbe essere rappresentato dall'arruolamento tra le spie della polizia zarista – punto di svolta dopo la piattezza della prima parte del libro - ma ben presto Evsej si accorge che non c'è grande differenza tra i sorveglianti di cui fa parte, delusi e quasi solidali coi nemici dello zar, e i controllati, cioè sovversivi e rivoluzionari dalle idee confuse. E anche il romanzo non si riscatta nella, un poco più tonica, seconda parte.


Non avevo letto nulla di Maksim Gor'kij (nella foto sopra a Capri nel periodo in cui scrisse Storia di un uomo inutile) in precedenza e appena notato Storia di un uomo inutile (già il titolo non è male), suo romanzo del 1908, ho deciso di leggerlo. La storia poi pareva di quelle che a me piacciono particolarmente. In realtà il libro mantiene solo parte delle promesse. La storia è quella sopra accennata, ma i personaggi rimangono figure prive di profondità, la prosa di Maksim Gor'kij è senza picchi, limitata a un realismo piatto e superficiale che mi ha quasi indotto a interrompere la lettura. Non basta qualche frase declamata con rancore da qualcuno dei più interessanti personaggi di contorno (e furbescamente riportata in quarta di copertina) a rendere soddisfatti del tempo dedicato a Storia di un uomo inutile.

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