IL GIARDINO DELLE BESTIE di E. Larson ovvero Alla scoperta del Terzo Reich


Il Giardino delle Bestie di Erik Larson non è esattamente un romanzo, tuttavia è appassionante come e più di molti romanzi. Trattasi della cronaca del primo anno di permanenza a Berlino, tra il 1933 e il 1934, dell'ambasciatore William E. Dodd e della figlia Martha. Un periodo di scoperta e ambientamento che permetterà loro di conoscere personaggi decisivi nella storia del '900 e di assistere al consolidarsi del regime nazista.

Due i fuochi che tengono viva la narrazione, perché dopotutto di narrazione si tratta benché basata su cospicua documentazione storica diligentemente segnalata nelle pagine finali del volume.

Uno: le difficoltà che incontra Dodd a inserirsi nell'aristocratico mondo della diplomazia, tradizionale riserva delle élite delle varie nazioni. Il jeffersionano professore del Midwest predicava e praticava un'austerità in contrasto con l'idea di diplomazia allora imperante, ma che egli riteneva consona al rappresentante all'estero di milioni di americani impoveriti dalla crisi del '29. Su questo fronte incontrò ostacoli per tutta la durata del suo incarico.

Due: la graduale presa di coscienza del regime da parte di William e Martha Dodd, un processo di graduale disvelamento dell'autentico volto del regime nazista che ebbe luogo tramite l'esperienza diretta e la conoscenza di varie personalità coinvolte in qualità di vittime o di carnefici (o entrambi i ruoli) del regime. Inizialmente Dodd e figlia ritenevano che, seppur con una certa brutalità, il governo di Hitler stesse rimettendo in rotta la nazione tedesca. Vedevano la Germania del Terzo Reich come un paese avvolto in una patina di briosa normalità che giustamente si godeva l'effettiva ripresa economica innescata dal regime di Hitler. Nel giro di qualche mese mutarono opinione in maniera radicale.

Il libro, dunque, narra anche di come un popolo ammirevolmente civile come quello tedesco si sia lasciato soggiogare e convincere dalle 'bestie' naziste per ipocrisia, opportunismo e quell'amore del quieto vivere in cui da sempre si cullano i cosiddetti 'moderati'.

Nell'ambasciatore Dodd e nella figlia - e nei lettori – desta stupore l'accettazione da parte dei tedeschi del 1933 delle più inenarrabili ingiustizie – talvolta atrocità – in cambio di presunti benefici per il loro orticello. L'ambasciatore, in particolare, per il resto della sua carriera e della sua vita sarà un oppositore, inascoltato, del regime.

Ovviamente non è una storia – e non è Storia – che riguarda solo i tedeschi. La logica ipocrita che sta dietro a quella vergognosa accettazione di ingiustizie e atrocità è tuttora ampiamente applicata, in Germania, in Italia, nel Mediterraneo, in Europa, nel mondo.

Le mie naturalmente sono e rimarranno solo parole, retorica a buon mercato, ma chi un domani studierà Storia ce lo rinfaccerà.

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