SOTTOMISSIONE di M. Houellebecq o Delle domande fondamentali


Trama: in un futuro quanto mai vicino un professore di letteratura parigino assiste alla vittoria alle elezioni politiche francesi di un partito di ispirazione islamica alleato coi socialisti. La Francia, senza grandi traumi, accetta l'attuazione di una sharia soft e rassicurante. Le élite francesi, l'università e il protagonista si adeguano.

Sottomissione è un romanzo di cui nel 2015 si è parecchio parlato, ma non per motivi letterari. È uscito, infatti, contemporaneamente alla massacro della redazione di Charlie Hebdo. Sulla copertina del numero in quel momento in edicola del settimanale satirico c'era proprio una caricatura di Michel Houellebecq. Questa:




Dato il tema oggetto del romanzo le polemiche erano già previste, se non pianificate. D'altra parte ogni libro di Houellebecq solleva polverone mediatico, sia per prese di posizione radicali sia a causa del sesso libero e spinto presente nelle sue storie. Un vantaggio in termini di popolarità per lo scrittore francese, ma anche un buon appiglio per i detrattori (questo, ad esempio) che lo accusano di assecondare l'alone di scandalo che lo circonda, cioè di essere uno scrittore alla moda, che quindi passerà di moda.

Io non la penso come i detrattori di Houellebecq, e non sono il solo, per fortuna.

Su La Stampa di ieri è apparso un articolo importante del giornalista e scrittore Paolo Di Paolo, dal titolo La letteratura italiana non scrive più con le maiuscole. “Nell'Italia del 2016”, scrive Di Paolo, “cosa siamo ancora disposti a chiedere ai romanzi? Ci interessa ancora che la narrativa si faccia carico dei perché fondamentali?” E continua: “un minimalismo culturale prima che formale ha inquinato il campo”, per cui la letteratura non prende più “in carico (accanto alla scienza e alla fede, ma diversamente da loro) gli immensi perché dell'esistenza. (…) Abbiamo noi stessi abbassato l'asticella dell'ambizione: le eccezioni ci sono sempre, ovvio, ma faticano a farsi largo in un tempo che preferisce il ghigno al sorriso, la beffa all'emozione, l'ironia a qualunque forma di serietà. (…) Eppure, appena fuori confine, appaiono libri che riescono a imporsi nel dibattito sociale e politico, senza essere prigionieri della cronaca o dell'attualità”. E cita in proposito anche Houellebecq. “La Verità con la maiuscola, ancora una volta. È un gran peccato – dico anche a me stesso – che, a furia di ironia e disincanto, siamo riusciti a rendere impronunciabili le parole grandi”.

Ho riportato questo lungo stralcio dell'articolo perché sottoscrivo in pieno le parole di Di Paolo. Continuano a essere pubblicati tanti romanzi che affrontano i temi fondamentali senza paura e senza lo scudo di quella particolare ironia minimizzatrice che pare sottintendere: queste cose tanto le sappiamo già, sono così banali, così pesanti... L'impressione è che però questi libri provengano soprattutto dall'estero.

In Italia mi pare si miri alla lettura godibile, legata al massimo all'attualità, a un'ironia nemmeno dissacrante, a un ormai dilagato 'minimalismo culturale'. Mi vengono in mente poche eccezioni: al momento solo il miglior Mancassola. Confesso il peccato di leggere pochi autori italiani, ma se non li leggo è perché i temi che affrontano i genere non mi interessano. Mi attirano invece i temi che vengono generalmente evitati dalla letteratura italiana: i grandi perché, proprio quelli a cui accenna Di Paolo, quelle forze che cambiano le vite, le dirigono, le distorcono, che sconvolgono il mondo, le Verità a cui si giunge tramite il lavoro del pensiero o il compiersi di azioni, non la verità mero specchio del reale.

Houellebecq va compreso senz'altro fra i più significativi scrittori contemporanei, fra quelli, cioè, in grado di trattare questioni fondamentali incorporandole nelle loro narrazioni.

Il quesito sotteso a Sottomissione è: ma la nostra laicità e i nostri sbandierati valori democratici non li abbiamo già smarriti lungo la via? Non siamo forse già pronti a una dittatura informale, purché ci garantisca piacere e individualità consumistica?

Questo forse non è il suo libro migliore, ma non annoia, tutt'altro, e come al solito i temi davanti a cui siamo posti sono quelli fondamentali del nostro essere uomini in questa epoca. Forse proprio il sesso qui è l'elemento di minore significato, ormai prevedibile in un libro di Houellebecq.

Una circostanza che indica come Sottomissione abbia ben dipinto lo zeitgeist: esattamente come la Sorbona nel romanzo di Houellebecq, nel settembre scorso Yale ha ricevuto una cospicua donazione da un uomo d'affari saudita affinché venga istituito presso la prestigiosa università un Centro Studi della Legge Islamica (qui la notizia). Come da richiesta Yale eseguirà.

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